PD Forlì – Assemblea pubblica – 26/03/2018

Le Elezioni del 4 marzo obbligano tutti noi a fare alcune riflessioni:

Oggi solo una piccola parte di elettori continua a votare per un Partito o per uno schieramento per spirito di appartenenza.

Una parte importante di elettori, invece, vota in maniera differente, perché motivato da proposte o leader che considera convincenti o per reazione a realtà o percezioni che ritiene determinanti (sicurezza, migranti, mancanza di lavoro, tasse, pensioni, sanità, diritti economici, umani, ecc.).

I restanti, non votano.

Io ritengo, inoltre, che una parte importante di elettori che si riconosce in un determinato schieramento politico, a seconda del tipo di elezione, voti per “dare un segnale”, per mandare messaggi di approvazione o disapprovazione a chi deve amministrare o governare. Se si condivide questa lettura sono facilmente interpretabili i risultati delle elezioni europee ed amministrative del 2014, l’astensione alle elezioni regionali della fine del 2014, le votazioni per il Referendum, molte elezioni amministrative intermedie e queste ultime elezioni politiche.

Avere ben governato e avere ottimi candidati spesso non è sufficiente a contrastare i forti venti di cambiamento, a maggior ragione dove vige il ballottaggio che comporta, in seconda battuta, la maggioranza assoluta dei votanti, ne è un chiaro esempio l’elezione della Appendino a Torino.

Quindi aver governato bene, avere una buona proposta politica e avere dei buoni candidati, oggi è necessario per vincere, ma, spesso, non è sufficiente, neanche in posti che storicamente hanno sempre avuto connotazioni politiche chiare. Esempi chiari sono la vittoria della Vietina nel Cesenate su Landi e la vittoria risicata di un candidato radicato sul territorio come Marco di Maio.

Artefici importanti, secondo me, degli spostamenti elettorali sono la comunicazione (giornali, televisioni, messaggi chiari e univoci che vadano incontro agli interessi degli elettori), le leadership, la chiarezza e l’univocità dei programmi e dei messaggi (litigiosità interne al Partito, proposte e leader di uno stesso partito sempre messi in discussione, perdono credibilità e appeal).

Alla luce delle considerazioni che ho fatto credo che una buona parte del 23% che è il differenziale fra il 41% delle Europee e il 18% delle ultime politiche sia recuperabile e che sia possibile fermare l’uragano che il 4 marzo ci ha investito, ma dobbiamo far tesoro delle lezioni avute e della situazione in cui ci troviamo.

A livello nazionale, ormai è chiaro a tutti, siamo all’opposizione e senza avere responsabilità di governo è più facile rimontare. Bisogna fare un’opposizione costruttiva partendo dai nostri valori, dai nostri programmi e dai risultati che abbiamo ottenuto. Occorre esprimere una leadership forte, se possibile con una condivisione univoca di programmi e persone (personalmente non ne posso più di sentire un dirigente del mio partito che dice una cosa e contemporaneamente un altro che ne dice e/o addirittura ne vota un’altra), occorre inoltre una esposizione mediatica continua e lanciare messaggi chiari e mirati

A livello locale il prossimo anno ci sono le Amministrative in molti comuni e in regione. Le modalità di votazione sono molto differenti, nei Comuni sotto i 15.000 abitanti e in Regione vince al primo turno chi ha più voti a prescindere dalla percentuale, nel Comune di Forlì se non si raggiunge più del 50% alla prima votazione (ipotesi difficilmente realizzabile), si dovrebbe vincere al secondo turno al ballottaggio e abbiamo già visto che spesso al secondo turno fino ad adesso ha vinto il “tutti conto il PD”.

Per quello che riguarda la Regione mancano ancora 2 anni che sono tantissimi in politica, l’unica cosa da fare è governare bene e comunicare bene quello che facciamo perché non solo nella realtà, ma anche nella percezione ci sia la convinzione che abbiamo governato bene. Sanità, infrastrutture e mobilità, ambiente rischi ambientali vari, lavoro, turismo, scuole, riordino istituzionale sono i temi più sensibili e che possono fare la differenza.

Per quello che riguarda la nostra Federazione 11 Comuni fra cui Forlì vanno al voto nella primavera del 2019, 6 sono stati amministrati da Amministrazioni Pd o con PD, di questi 5 sono costituite da Sindaci al primo mandato e quindi rieleggibili. Io credo che a brevissimo questi Sindaci dovrebbero dire chiaramente se sono disponibili a ricandidarsi. Nel caso fossero disponibili a ricandidarsi deve essere fatta una valutazione politica del loro operato e di quello della loro giunta. In ogni caso, per cercare di vincere alle prossime elezioni Amministrative ritengo siano indispensabili 2 azioni:

  • devono essere designati il prima possibile gli undici Candidati nuovi o riconfermati. Devono essere designati, possibilmente all’unanimità, all’interno degli organi di partito preposti. Se non si trova l’unanimità, in presenza di più candidature, devono essere fatte le primarie, ma col patto che, scelto il Candidato, il partito si ricompone e sostiene unanimemente il Candidato vincente e tutti assieme si promuove la sua candidatura.
  • Io, comunque, ritengo che, indipendentemente dal fatto che il sindaco si riproponga o no, dove amministriamo, Partito, Gruppo Consigliare, Giunta e Sindaco devono compattarsi, devono definire obiettivi e programmi chiari per arrivare al termine della legislatura. La campagna elettorale deve essere fatta su risultati spendibili e non su grandi progetti e grandi investimenti sempre promessi e mai realizzati, o su polemiche interne che sminuiscono anche le cose importanti che sono state fatte.

È difficile prevedere se il vento nei confronti del PD cambierà prima delle prossime Amministrative, ma noi abbiamo l’obbligo di fare ognuno la nostra parte per ritornare ad amministrare al meglio i nostri Territori e per porre le condizioni necessarie affinché il vento cambi.