Le Elezioni del 4 marzo obbligano tutti noi a fare alcune
riflessioni:
Oggi solo una piccola parte di elettori continua a votare per
un Partito o per uno schieramento per spirito di appartenenza.
Una parte importante di elettori, invece, vota in maniera
differente, perché motivato da proposte o leader che considera convincenti o per
reazione a realtà o percezioni che ritiene determinanti (sicurezza, migranti,
mancanza di lavoro, tasse, pensioni, sanità, diritti economici, umani, ecc.).
I restanti, non votano.
Io ritengo, inoltre, che una parte importante di elettori che
si riconosce in un determinato schieramento politico, a seconda del tipo di
elezione, voti per “dare un segnale”, per mandare messaggi di approvazione o disapprovazione
a chi deve amministrare o governare. Se si condivide questa lettura sono
facilmente interpretabili i risultati delle elezioni europee ed amministrative del
2014, l’astensione alle elezioni regionali della fine del 2014, le votazioni
per il Referendum, molte elezioni amministrative intermedie e queste ultime
elezioni politiche.
Avere ben governato e avere ottimi candidati spesso non è
sufficiente a contrastare i forti venti di cambiamento, a maggior ragione dove
vige il ballottaggio che comporta, in seconda battuta, la maggioranza assoluta
dei votanti, ne è un chiaro esempio l’elezione della Appendino a Torino.
Quindi aver governato bene, avere una buona proposta politica
e avere dei buoni candidati, oggi è necessario per vincere, ma, spesso, non è
sufficiente, neanche in posti che storicamente hanno sempre avuto connotazioni
politiche chiare. Esempi chiari sono la vittoria della Vietina nel Cesenate su
Landi e la vittoria risicata di un candidato radicato sul territorio come Marco
di Maio.
Artefici importanti, secondo me, degli spostamenti elettorali
sono la comunicazione (giornali, televisioni, messaggi chiari e univoci che
vadano incontro agli interessi degli elettori), le leadership, la chiarezza e
l’univocità dei programmi e dei messaggi (litigiosità interne al Partito, proposte
e leader di uno stesso partito sempre messi in discussione, perdono credibilità
e appeal).
Alla luce delle considerazioni che ho fatto credo che una
buona parte del 23% che è il differenziale fra il 41% delle Europee e il 18%
delle ultime politiche sia recuperabile e che sia possibile fermare l’uragano
che il 4 marzo ci ha investito, ma dobbiamo far tesoro delle lezioni avute e
della situazione in cui ci troviamo.
A livello nazionale, ormai è chiaro a tutti, siamo
all’opposizione e senza avere responsabilità di governo è più facile rimontare.
Bisogna fare un’opposizione costruttiva partendo dai nostri valori, dai nostri
programmi e dai risultati che abbiamo ottenuto. Occorre esprimere una
leadership forte, se possibile con una condivisione univoca di programmi e
persone (personalmente non ne posso più di sentire un dirigente del mio partito
che dice una cosa e contemporaneamente un altro che ne dice e/o addirittura ne
vota un’altra), occorre inoltre una esposizione mediatica continua e lanciare messaggi
chiari e mirati
A livello locale il prossimo anno ci sono le Amministrative
in molti comuni e in regione. Le modalità
di votazione sono molto differenti, nei Comuni sotto i 15.000 abitanti e in Regione
vince al primo turno chi ha più voti a prescindere dalla percentuale, nel Comune
di Forlì se non si raggiunge più del 50% alla prima votazione (ipotesi
difficilmente realizzabile), si dovrebbe vincere al secondo turno al
ballottaggio e abbiamo già visto che spesso al secondo turno fino ad adesso ha
vinto il “tutti conto il PD”.
Per quello che riguarda la Regione mancano ancora 2 anni che
sono tantissimi in politica, l’unica cosa da fare è governare bene e comunicare
bene quello che facciamo perché non solo nella realtà, ma anche nella
percezione ci sia la convinzione che abbiamo governato bene. Sanità,
infrastrutture e mobilità, ambiente rischi ambientali vari, lavoro, turismo,
scuole, riordino istituzionale sono i temi più sensibili e che possono fare la
differenza.
Per quello che riguarda la nostra Federazione 11 Comuni fra
cui Forlì vanno al voto nella primavera del 2019, 6 sono stati amministrati da
Amministrazioni Pd o con PD, di questi 5 sono costituite da Sindaci al primo
mandato e quindi rieleggibili. Io credo che a brevissimo questi Sindaci
dovrebbero dire chiaramente se sono disponibili a ricandidarsi. Nel caso fossero
disponibili a ricandidarsi deve essere fatta una valutazione politica del loro operato
e di quello della loro giunta. In ogni caso, per cercare di vincere alle
prossime elezioni Amministrative ritengo siano indispensabili 2 azioni:
- devono
essere designati il prima possibile gli undici Candidati nuovi o riconfermati. Devono
essere designati, possibilmente all’unanimità, all’interno degli organi di
partito preposti. Se non si trova l’unanimità, in presenza di più candidature,
devono essere fatte le primarie, ma col patto che, scelto il Candidato, il
partito si ricompone e sostiene unanimemente il Candidato vincente e tutti
assieme si promuove la sua candidatura.
- Io,
comunque, ritengo che, indipendentemente dal fatto che il sindaco si riproponga
o no, dove amministriamo, Partito, Gruppo Consigliare, Giunta e Sindaco devono
compattarsi, devono definire obiettivi e programmi chiari per arrivare al
termine della legislatura. La campagna elettorale deve essere fatta su
risultati spendibili e non su grandi progetti e grandi investimenti sempre
promessi e mai realizzati, o su polemiche interne che sminuiscono anche le cose
importanti che sono state fatte.
È difficile prevedere se il vento nei
confronti del PD cambierà prima delle prossime Amministrative, ma noi abbiamo
l’obbligo di fare ognuno la nostra parte per ritornare ad amministrare al
meglio i nostri Territori e per porre le condizioni necessarie affinché il
vento cambi.